Le vicende di chi ha subito, ha combattuto e combatte il mobbing

Dicembre 2023

Cassazione: è tentato omicidio mettere le mani al collo di una donna

La Corte di Cassazione riafferma: violenza familiare grave può essere tentato omicidio.

In una sentenza significativa, la Corte di Cassazione ha stabilito che un atto di violenza domestica, in cui un marito ha aggredito la moglie prendendola per il collo e spingendola contro il muro, costituisce un caso di tentato omicidio. La decisione segna un passo importante nella lotta contro la violenza sulle donne, ponendo in evidenza la gravità di azioni che potrebbero potenzialmente portare a conseguenze letali.

In questo caso specifico, avvenuto in provincia di Brescia, l’aggressore era stato inizialmente condannato a dieci anni di reclusione. La sua difesa aveva cercato di ridurre la gravità della condanna, sostenendo l’assenza di intenzioni omicide, dato che l’attacco non aveva lasciato ferite gravi sulla vittima. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha respinto questa difesa, sottolineando che la mancanza di ferite gravi non esclude automaticamente l’intenzione omicida.

L’intervento del figlio minore della coppia durante l’aggressione è stato un elemento chiave nel fermare ulteriori danni. La vittima aveva richiesto l’intervento dei carabinieri, denunciando il tentativo di strangolamento da parte del marito. Durante l’aggressione, la donna era stata sollevata da terra, perdendo temporaneamente la vista e la conoscenza.

La sentenza della Corte pone l’accento sui “potenziali effetti dell’azione”, indicando che anche se l’aggressione non ha portato a lesioni gravi, le circostanze e le azioni dell’aggressore potevano avere conseguenze mortali. Questo orientamento giuridico conferma l’importanza di valutare la gravità e le potenziali conseguenze delle azioni nell’ambito della violenza domestica.

La decisione della Cassazione rappresenta un passo avanti significativo nella comprensione e nel trattamento giuridico della violenza familiare, sottolineando che atti di violenza apparentemente “minori” possono celare intenzioni ben più gravi e pericolose. Questa sentenza riflette un crescente riconoscimento dell’importanza di proteggere le vittime di violenza domestica e di perseguire con fermezza gli aggressori.