Le vicende di chi ha subito, ha combattuto e combatte il mobbing

Ottobre 2023

Arrestato 56enne per stalking e minacce con ascia: famiglia nel panico

L’escalation di minacce mortali getta nell’angoscia il nucleo familiare, compresi gli anziani genitori dell’indagato.

Un individuo di 56 anni è stato incarcerato a Tivoli a causa delle minacce rivolte al fratello su social media e delle minacce fisiche con un’ascia. Quest’uomo, appassionato di moto e rock ‘n’ roll e affetto da disturbi psichiatrici, aveva perseguitato il fratello per anni, utilizzando minacce online e seguendolo in modo ossessivo.

Le minacce erano diventate sempre più inquietanti nel tempo, rendendo la vita del fratello e dei nipoti minori insopportabile. La misura cautelare in carcere è stata eseguita il 26 ottobre dai poliziotti specializzati nella violenza di genere e minori del Commissariato di Tivoli, su richiesta del procuratore capo Francesco Menditto e sotto la direzione di Paola Pentassuglia.

L’uomo di 56 anni, identificato come D.S., è stato arrestato con l’accusa di stalking, aggravata dalla parentela con la vittima e dall’uso dei social media. Secondo quanto stabilito dal giudice per le indagini preliminari, l’arrestato aveva causato al fratello “un perdurante e grave stato di ansia e paura, ingenerando un fondato timore per la sua incolumità e costringendolo a modificare le sue abitudini di vita”.

La vittima non poteva più tollerare i continui messaggi minacciosi, inclusi quelli pubblicati su Facebook, e gli appostamenti frequenti dell’indagato vicino alla scuola dei suoi nipoti, figli minori del fratello. La situazione era culminata quando l’uomo aveva minacciato il fratello con un’ascia, facendosi trovare nei pressi della palestra frequentata dai nipoti.

L’episodio ha scatenato un’escalation allarmante di ulteriori minacce di morte rivolte al familiare e alla sua famiglia, generando una concreta sensazione di panico in tutto il nucleo familiare, inclusi gli anziani genitori dell’indagato.

Nell’ordinanza eseguita dal team antiviolenza, sotto la guida del sostituto commissario Davide Sinibaldi, si sottolinea che “la persistenza delle condotte dannose nei confronti della persona offesa, chiaramente caratterizzate dalla personalità prevaricatrice dell’indagato e dalla sua incapacità di controllare gli impulsi dannosi verso l’integrità fisica e psicologica altrui, rendono concreto e attuale il rischio che l’indagato, se non trattenuto, continui a perpetrare gli atti criminali che gli vengono attribuiti o commetta ulteriori reati della stessa natura di quelli per cui è accusato.”

Il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto necessaria la detenzione in carcere, affermando che “la graduale intensificazione delle azioni intimidatorie suggerisce che, se non adeguatamente contenuto, l’indagato potrebbe passare alle azioni concrete, mettendo in atto le continue minacce rivolte ai familiari.”