Come anticipato, dopo le settimane natalizie ricominciamo a pubblicare le storie di mobbing, inviateci da chi vuole raccontare la propria storia, attuale o trascorsa. Ad oggi ci sono arrivati già circa venti racconti, venti storie di mobbing e di sofferenze e di speranze. E in alcuni casi di vittorie umane e legali già raggiunte.
Storie che sto leggendo personalmente, chiedendo quando possibile gli eventuali documenti legali connessi. E valutando con i miei legali ogni caso, per capire come sia più opportuno, per voi e per noi, pubblicarle. Valutazioni necessarie, per evitare problemi di natura legale – e in alcuni casi altri tipi di ritorsioni aziendali – a chi vuole raccontarsi. Per difendersi e per far sapere cosa è purtroppo realmente il mobbing.
Valutazioni che ovviamente richiedono tempo e attenzione. Posso solo accennarvi che in questi anni vi sono stati pure casi di persone che si sono raccontati direttamente, o si sono lasciati intervistare dai media, senza particolari cautele. C’è chi non ha avuto particolari conseguenze. C’è però pure chi è stato per tali ragioni licenziato, o persino rilicenziato, dall’azienda o dall’ente pubblico per cui lavorava.
Non ci stancheremo mai di ripeterlo: il mobbing si può e si deve combattere: sia individualmente, sia come collettività. Deve però essere affrontato con calma, giuste speranze, competenze – legali, psicologi, medici, etc. – precisione e determinazione. Senza che il proprio desiderio di giustizie possa sembrare una forma di protagonismo. E senza fare errori legali o comunicativi, che potrebbero essere subito dopo sfruttati dai mobber … .
Paolo Centofanti, direttore SRM – Science and Religion in Media, direttore Fede e Ragione.
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